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Patologie

Strategie nutrizionali in corso di Leishmaniosi.


mercoledì 18 settembre 2019


Strategie nutrizionali in corso di Leishmaniosi

Nel cane le infezioni da leishmania sono generalmente causate da Leishmania infantum, un protozoo difasico, trasmesso principalmente dai flebotomi. Sono state dimostrate, tuttavia, vie di trasmissione non vettoriale (venerea, verticale, mediante trasfusioni o scambio di sangue).

Una volta che l'animale è entrato in contatto con questo protozoo la disseminazione di quest'ultimo nell'organismo e l'eventuale sviluppo della malattia dipendono dal tipo e dall'efficienza della risposta immunitaria del cane infettato. Se il sistema immunitario si indirizza principalmente verso una risposta cellulo-mediata, l'animale può rimanere infetto, ma clinicamente sano mentre, se la risposta immunitaria prevalente è di tipo umorale, generalmente l'animale si ammala manifestando i segni clinici. In questo caso la continua stimolazione antigenica e l'esagerata risposta anticorpale inducono ipergammaglobulinemia, deposizione di immunocomplessi che possono provocare glomerulonefrite, vasculite, poliartrite, uveite e meningite e produzione di autoanticorpi contro le piastrine e gli eritrociti.

I sintomi e i segni clinici rilevabili in corso di malattia sono molto numerosi ed estremamente variabili da soggetto a soggetto. Tra questi rientrano: uno stato di nutrizione scadente, la letargia, l'ipotrofia muscolare, il pallore delle mucose, la linfoadenomegalia, l'epatosplenomegalia, l'epistassi, la zoppia con possibili tumefazioni articolari, la febbre, onicopatie, dermatiti di vario tipo (desquamativa, ulcerativa etc etc), l'ipercheratosi naso-digitale, le lesioni oculari (palpebrali, congiuntivali e/o corneali) nonché altri sintomi gastroenterici e neurologici.

Anche gli esami di laboratorio possono variare molto a seconda del soggetto. Tra le alterazioni più comuni ritroviamo nell'esame emocromocitometrico l'anemia, più frequentemente non rigenerativa, un possibile leucogramma da stress (a volte però si rileva leucopenia) e trombocitopenia mentre tra gli esami biochimici si possono riscontrare un iperprotidemia con iperglobulinemia e ipoalbuminemia, un aumento degli enzimi epatici e dei valori di urea e creatinina. Infine, l'esame delle urine può mostrare urine scarsamente concentrate con proteinuria. Quest'ultima è generalmente di tipo misto (sia di origine glomerulare che tubulare) ed è causata principalmente dall'infiltrato flogistico indotto dagli immunocomplessi che colpiscono entrambi i comparti renali.

Proprio per la varietà di segni clinici e alterazioni clinico patologiche che possono colpire un animale la leishmaniosi è una malattia particolarmente complessa, dove la scelta terapica e l'approccio nutrizionale devono essere personalizzati al massimo in base al soggetto e alla sua sintomatologia.

Qui di seguito cercheremo di mettere in evidenza i punti fondamentali su cui si dovrebbe ragionare quando si prepara una dieta per un cane affetto da leishmaniosi.

Quando un veterinario deve preparare un piano nutrizionale per un animale malato di leishmaniosi deve considerare soprattutto la presenza, o meno, di alcuni segni clinici, come lo stato di nutrizione scadente, spesso associato a ipotrofia muscolare, le dermopatie, la proteinuria, l'insufficienza renale cronica e i rischi di urolitiasi legati all'eventuale terapia con allopurinolo.

L'allopurinolo è una sostanza comunemente usata in corso di leishmaniosi per la sua capacità di alterare il metabolismo proteico del Leishmania infantum e quindi per ridurre la carica parassitaria all'interno dell'ospite. Questo farmaco interferisce con la sintesi dell'acido urico a partire dalla xantina attraverso il blocco della xantina-ossidasi. La sua attività anti-Leishmania è dovuta al fatto che le leishmanie sono incapaci di sintetizzare le purine, per cui devono necessariamente recuperare le basi azotate ed i nucleosidi dall'ospite e che la produzione ex novo di purine, per un meccanismo di retroinibizione, viene ridotta da un aumento delle quantità di xantina e ipoxantina. Tuttavia, come effetto collaterale si ha un elevato rischio di formazione di uroliti da xantina. Per questa ragione quando si prepara una dieta per un animale sotto terapia di allopurinolo bisogna prediligere proteine a basso contenuto di purine, quindi ridurre o evitare carne, pesce, leguminose e brassinacee, preferendo come fonti proteiche prodotti lattiero-caseari e uova.

Per quanto riguarda la scelta del quantitativo di proteine da inserire nella dieta è di fondamentale importanza valutare il singolo caso. Perché, se da un lato, la cachessia e l'ipotrofia muscolare richiederebbero un aumento della concentrazione proteica della dieta, dall'altro, l'innalzamento di urea e creatinina dovrebbero far propendere per una riduzione della quota proteica da far assumere all'animale. Ad oggi, infatti, la quantità di proteine da utilizzare resta ancora molto dibattuta. Alcuni autori consigliano di impiegare una dieta con ridotto contenuto di proteine e fosforo solo in animali con aumento della creatininemia e segni clinici dell'azotemia, evitandolo invece in animali che presentano solo proteinuria. Altri autori invece consigliano di limitare la concentrazione proteica e di non superare comunque il 20% di proteine su S.S. in tutti quei soggetti che presentano proteinuria anche senza innalzamento dei valori di urea e creatinina. Tutti però concordano sull'importanza di scegliere fonti proteiche ad elevato valore biologico ed elevata digeribilità. In caso di nefropatia è anche importante limitare la quantità di fosforo assunta dall'animale.

Un altro elemento molto importante da considerare è il peso dell'animale. Se l'animale si presenta cachettico, sarà fondamentale calcolare il fabbisogno energetico dell'animale con lo scopo di fargli riacquisire un adeguato BCS, cercando di capire se il suo stato sia dovuto ad una dieta che non copre il suo fabbisogno o se esso è affetto da anoressia. In quest'ultimo caso bisognerebbe capirne la causa (ad esempio nausea o ulcere gastriche) e trattarla adeguatamente per far sì che l'animale riprenda ad alimentarsi adeguatamente. Un'altra strategia potrebbe essere quella di rendere la dieta il più appetibile possibile, ad esempio, preferendo grassi di origine animale rispetto a quelli di origine vegetale.

L'inserimento di un'adeguata concentrazione di omega 3 nella dieta potrebbe essere utile sia per la loro azione "antinfiammatoria", sia per la loro azione benefica a livello cutaneo e renale. Ad oggi, tuttavia, gli studi sull'impiego degli omega 3 in cani affetti da leishmaniosi sono molto limitati ed andrebbero ulteriormente approfonditi.

Un'altra valutazione che dovrebbe fare il medico veterinario è se integrare la dieta con antiossidanti e/o zinco. Quest'ultimo, in particolar modo, potrebbe essere utile per diverse ragioni. In medicina umana numerosi studi hanno dimostrato la sua efficacia in soggetti affetti da leishmaniosi, sia per un suo effetto leishmanicida, sia per la sua azione immunostimolante. Infatti, sembra essere in grado di stimolare la risposta immunitaria cellulo-mediata, che come spiegato in precedenza, ha un ruolo fondamentale durante questa malattia. In medicina veterinaria, inoltre, uno studio ha messo in evidenza che animali affetti da leishmaniosi presentavano una ridotta concentrazione sierica di zinco. Infine, numerose dermopatie rispondono, con un miglioramento del quadro clinico, alla somministrazione di questo oligoelemento. I pochi dati, ad oggi presenti, suggeriscono un'integrazione di 200 mg di zinco ogni 100 grammi di sostanza secca della dieta.

Per concludere, studi recenti stanno evidenziando i possibili effetti benefici dell'utilizzo alimentare dei nucleotidi che, da un lato, sembrerebbero avere un'azione riparativa sui tessuti lesi e, dall'altra, un'attività immunostimolante.

BIBLIOGRAFIA:
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- Linea guida per medici veterinari Leishvet 2018
- Mack, Julia Katharina; Kienzle, Ellen : Dietary measures for a dog with leishmaniasis undergoing allopurinol therapy - A case report. In: Tierärztliche Umschau, 2017 Vol. 72, Nr. 4: S. 123-128
- Mem Inst Oswaldo Cruz. Zinc sulphate in the treatment of cutaneous leishmaniasis: an in vitro and animal study. - Najim RA, Sharquie KE, Farjou IB. 1998
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- Segi segarra, guadalupe mirò et all. Randomized, allopurinol-controlled trial of the effects of dietary nucleotides and active hexose correlated compound in the treatment of canine leishmaniosis. 2017


Commenti all'articolo

Enio - 21 settembre 2019 alle 18:04

COME SEMPRE QUESTI PREZIOSI ARTICOLI SONO DI GRANDE AIUTO NELLA MIA PRATICA CLINICA.
GRAZIE!

Staff MyVetDiet - 23 settembre 2019 alle 10:03

Grazie mille Dott. Enio, per noi è molto importante sapere che queste pubblicazioni settimanali le risultano utili, perché il senso di queste pubblicazioni è proprio questo: aiutare lei e i suoi colleghi nella normale attività quotidiana di medico veterinario.

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